Edilizia sostenibile tra modelli economici e scelte virtuose

Edilizia sostenibile tra modelli economici e scelte virtuose
  1. Edilizia sostenibile, tra modelli economici e scelte virtuose
  2. Il business guarda ai modelli dell’economia circolare
  3. Il ciclo di vita determina la scelta dei materiali
  4. La ceramica, una filiera a basso impatto
  5. La gestione responsabile di chi produce
  6. Florim, prodotti sostenibili e certificati

Edilizia sostenibile, tra modelli economici e scelte virtuose

Il mercato dell’edilizia sostenibile è un trend globale in crescita. Supportato dalle politiche dei Governi e dai modelli di business sempre più ispirati all’economia circolare. In questo quadro globale, l’industria ceramica ha trovato il proprio modo virtuoso di procedere, investendo in ricerca e sviluppo sostenibile.

Il mercato green dell’edilizia è in netta crescita, come evidenziato da una recente indagine americana di Research & Markets pubblicata sulla testata Environmental Leader: a livello mondiale si prevede infatti un raggiungimento a valore di 187,4 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di aumento annuale dell’8,6%.
Uno scenario confermato anche dal World Green Building Council, secondo cui le infrastrutture e gli edifici punteranno a dimezzare del 40% le emissioni di carbonio entro il 2030, e del 100% entro il 2050. E dunque, le case prefabbricate dotate di certificazioni green come la LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), più sicure dal punto di vista sismico e meno impattanti, e l’uso di materiali ecologici e sistemi gestiti in maniera automatizzata e integrata (smart building), faranno da apripista a un’era di connettività che favorirà la gestione dei dati nel settore edilizio.
In Europa gli edifici e il settore delle costruzioni sono responsabili del 36% delle emissioni annuali di CO2, del 40% del consumo di energia, del 50% delle estrazioni di materie prime, del 21% di acqua potabile e, il comparto, interessa 18 milioni di posti di lavoro.
Il settore dell’edilizia dunque, oltre ad essere un potente motore dell’economia globale, è anche un settore cruciale per il raggiungimento di molti degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, catalizzatore delle attenzioni anche della politica economica europea dei prossimi anni.

 

Il business guarda ai modelli dell’economia circolare

Perché l’economia circolare cambi il mondo c’è ovviamente bisogno di paesi e nazioni, di scelte politiche e regole generali. Nel 2015 il governo finlandese si è prefisso l’obiettivo di diventare uno dei leader nell’economia circolare globale, stabilendo una roadmap per l’implementazione di questo ambizioso progetto. Il Canada è un altro dei paesi che sta spingendo verso un modello di economia circolare. In Ontario, nel febbraio 2017, i legislatori hanno concordato un piano volto ad assicurare un futuro senza rifiuti. I Paesi Bassi si sono posti l’obiettivo di adottare un sistema circolare entro il 2050. Focus di questa iniziativa cinque settori determinanti come biomasse e cibo, plastiche, industria manifatturiera, edilizia e beni di consumo.
L’undicesimo Rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere ha misurato di recente la forza della green economy nazionale. Il Rapporto conferma che sono oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. Valore in crescita rispetto al quinquennio precedente, quando erano state 345 mila (il 24% del totale). Nel manifatturiero sono più di una su tre (35,8%).
In questi investimenti fanno la parte del leone l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie seconde.
Dall’indagine emerge chiaramente che green e digitale insieme rafforzano la capacità competitiva delle aziende. Le imprese eco-investitrici orientate al 4.0 nel 2020 hanno visto un incremento di fatturato nel 20% dei casi, quota più elevata del citato 16% del totale delle imprese green e più che doppia rispetto al 9% delle imprese non green.

 

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Il ciclo di vita determina la scelta dei materiali

Il ciclo di vita dei prodotti ormai è una condizione imprescindibile quando si parla di prodotto “sostenibile”: non basta che il prodotto sia fatto con materiali naturali o riciclati per dirsi eco. La conoscenza degli impatti è ormai tale da dare a chiunque la possibilità di comprendere che il ciclo di vita di vita di un prodotto inizia dal momento in cui ne vengono reperite le materie – o ancor prima quando si cerca di capire dove e in che modo reperirle – e finisce solo quando la dismissione del prodotto stesso è completa o quando il materiale è convertito in altro mediante le filiere del riciclo.

Ma più che il singolo prodotto, nell’analisi del ciclo di vita, andrebbe valutato l’intero organismo edilizio considerando i consumi di energia:

  • per la produzione dei materiali e dei componenti per l’edilizia;
  • per trasportare i materiali dalle industrie di produzione al luogo di costruzione;
  • per l’edificazione vera e propria;
  • nella fase operativa per riscaldamento, produzione d’acqua calda, ecc.:
  • processo di demolizione dell’edificio;
  • apporto positivo derivato dal riciclaggio di materiali e componenti.

In fase di scelta progettuale dei materiali e componenti vanno quindi evidenziate le interrelazioni del singolo elemento rispetto al sistema edificio, valutandone il ruolo nel bilancio complessivo.
La scelta della ceramica conferma il corretto approccio al progetto che considera l’intero ciclo di vita dell’opera; l’unica vision possibile se si vuole pensare con responsabilità al futuro degli spazi e dei territori che abitiamo.

Collezione Sensi
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La ceramica, una filiera a basso impatto

Le piastrelle e lastre ceramiche hanno un impatto ambientale inferiore rispetto agli altri materiali da finitura grazie proprio all’intensa attività di innovazione tecnologica, impiantistica e produttiva promossa dall’industria italiana del comparto.
L’industria di settore è anche in grado di riciclare la maggior parte dei rifiuti prodotti durante il processo produttivo, il quale richiede notevoli quantità di energia. Tale consumo è stato ridotto notevolmente rispetto a quello degli anni passati.

Passando alla fase successiva del ciclo di vita della piastrella, ovvero l’installazione finale, i materiali utilizzati per la posa e il riempimento delle fughe hanno scarsa rilevanza dal punto di vista tossicologico cosi come accade per la demolizione delle piastrellature, i cui detriti possono essere collocati nell’ambiente senza rischi particolari.
Non meno importanti le prestazioni tecniche e l’elevata durabilità.
Molti sono quindi gli aspetti che inducono a confermare la ceramica come uno dei materiali di rivestimento per le superfici maggiormente adatto e rispondente alle attuali richieste di performance.

 

Collezione Earthtech
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La gestione responsabile di chi produce

Abbiamo detto che tutto il comparto industriale ceramico lavora da molti anni alla riduzione dell’utilizzo delle risorse, energetiche e naturali, del settore. In questo contesto Florim è da sempre fortemente impegnata a ridurre l’impatto ambientale della sua produzione; impegno documentato da un bilancio di sostenibilità che da dodici anni rende evidente strategie e investimenti, oltre al lavoro di laboratori di ricerca e all’impegno dei dipendenti. Dal nuovo impianto fotovoltaico, ai nuovi processi per il recupero degli scarti, l’azienda è riuscita a contenere i propri consumi nonostante l’ampliamento produttivo italiano.
A differenza di quanto accade per altri materiali naturali come la pietra o il legno, la produzione del gres porcellanato Made in Florim non ha impatti significativi sulla biodiversità del territorio.

Per quanto riguarda invece le materie prime da impasto, viene rivolta molta attenzione alla scelta dei fornitori, i quali sono chiamati a collaborare con l’azienda nel pieno rispetto degli ecosistemi e della biodiversità. L’Azienda dispone inoltre di un software per la gestione delle informazioni connesse alla provenienza delle materie prime (localizzazione delle cave, distanza dalla fabbrica, schede tecniche ecc.).

Guarda il video che racconta il Bilancio di Sostenibilità 2022:

Florim, prodotti sostenibili e certificati

La natura di tutti i prodotti del Gruppo Florim è tale da garantire l’assenza di emissioni di sostanze inquinanti, non accumula cariche elettrostatiche, è ingelivo, completamente inerte e non subisce danni a contatto con le fiamme. In ogni stabilimento Florim si recupera il 100% degli scarti crudi di produzione e il 100% delle acque reflue. Le numerose certificazioni di prodotto (Green Building Council, Greenguard, EPD, NSF, CAM, HPD – Health Product Declaration) confermano l’assoluta e comprovata sostenibilità dei prodotti del marchio.

I numeri verdi del marchio di Fiorano Modenese

  • 64.000 m2 di pannelli fotovoltaici
  • 2 impianti di cogenerazione
  • 12452 tonnellate di CO2 non emessa
  • 96,5 GW di energia autoprodotta
  • 100% riciclo delle acque reflue
  • 100% recupero degli scarti industriali
  • Sino al 100% di energia elettrica autoprodotta sul totale consumato
  • Certificazioni a carattere ambientale di prodotto e di processo (Green Building Counicil, Ecolabel, Greenguard, EPD)
  • HPD – Health Product Declaration
  • Certificazioni ISO 14001, 50001, 9001, 45001 e certificazione doganale AEO.

Florim è anche Società Benefit. Scopri di più cliccando qui.

 

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