
La poetica del muro. La parete dimenticata.
L’opera d’arte può essere messa al servizio della decorazione, permettendo la costruzione di veri e proprio “ambienti” pittorici di grandi dimensioni: nella collezione “Archeologie”, le superfici di grès porcellanato assumono la consistenza di una nuova, straordinaria porzione di spazio su cui l’autore trasferisce e deposita alcuni tratti salienti della sua personale poetica d’artista, sviluppando una proposta di rivestimento contemporanea che, visivamente, ha le sembianze di un manto colorato destinato a sopravvivere al tempo e a diventare memoria.
SILVIA EVANGELISTI: ”L’AZZARDO”.
Difficile sottrarsi al fascino dell’arte di Franco Guerzoni, creato da un raro equilibrio di sensazione e intelletto, poesia e mente. Ciò è espresso dall’artista attraverso un pittura, pur nella sua complessa articolazione, felice e sensuale, dai colori intensi ottenuti, come gli antichi pittori, da preziose polveri. Pittore antico per sapienza tecnica, Guerzoni abita la contemporaneità con un intenso e fondamentale rapporto con l’immagine, e con lo spazio. Sempre imprescindibile, infatti, nel suo fare arte la dialettica tra pittura e spazio, tra forma e architettura, tra tempo e memoria. Nelle sue opere, così come emerge nei lavori realizzati specificatamente per CEDIT, trovano perfetto equilibrio la dimensione dello spazio e l’intensa liricità del colore, che qui si fa dolce materia liquida dilagante sulla superficie di un abbagliante bianco di calcina. Dal bianco, metafora della luce chiara del giorno, come era nelle grandi e complesse tele esposte nella sala personale alla Biennale veneziana del 1990, affiorano morfologie cromatiche che rinnovano il piacere del gesto pittorico e la memoria di un’immagine cha trapela nella vastità della superficie.
Una voluttà cromatica che si trasforma, nelle opere più recenti, in dolce ombra di colore delicatamente affiorante alla superficie.Basta una parete, una solitaria parete superstite di ciò che fu una casa, su cui il tempo abbia disegnato il proprio ineluttabile trascorrere, poche tracce di colore ancora vivo, seppure svanito a tratti, perché la memoria dell’immagine trapeli tenue e incerta nella fisicità della superficie, che diviene testimonianza tangibile dell’esistenza della storia, misteriosa memoria visiva, prolungamento nel presente, della vita delle cose. Una memoria di passato sulla parete contemporanea. L’idea della memoria è elemento centrale della poetica di Franco Guerzoni; memoria privata e segreta e memoria collettiva del passato. Frammentaria e indecifrabile, alla cui percezione l’artista è guidato da ciò che delle immagini ancora affiora, dal frammento. Testimonianza di una totalità non più ricostruibile ma solo poeticamente immaginabile, il frammento, scheggia di immagine restituita dal tempo, guida il fantastico viaggio archeologico dell’artista alla ricerca della memoria del mondo; un viaggio che va però in senso inverso rispetto a quello dell’archeologo per il quale il frammento - elemento fondamentale poiché svela la traccia del passato - è il punto da cui prende avvio il tentativo di ricostruzione della storia. Per Guerzoni, invece, il frammento è il punto di arrivo della ricerca, la meta verso cui tende il suo indagare la superficie, il suo addentrarvisi in profondità, sfogliando le incrostazioni del tempo e della memoria.
Come grandi pagine di un libro da cui affiorano fragili sinopie, forme larvali il cui senso si è perso nella storia per lasciare solo tracce fugaci, incerte morfologie ambigue e misteriose. E da esse prende avvio il viaggio della mente dell’artista-archeologo, viaggio avventuroso nel labirinto inestricabile della mente a disseppellire ciò che è nascosto, mischiando le carte in una perenne contaminazione delle immagini, della memoria, dei segni, delle tracce, alla ricerca di un senso che, come appare, immediatamente si perde, si confonde nel tempo e ridiventa sogno, immaginario viaggio nel fantastico e nel meraviglioso. E così avviene nel trittico realizzato per CEDIT, che ha offerto all’artista una nuova sfida: trasferire su un materiale per lui inconsueto - straordinarie lastre di ceramica di grandi dimensioni - la “sua” immagine, le tracce e i frammenti di una parete dimentica su una parete reale, senza che tale tautologia tradisca il senso profondo della pittura, la sua magia immaginifica di linee e colori, fondamento dell’immagine. E l’artista ne è pienamente cosciente. Parla di “azzardo” Guerzoni; azzardo che è cimento, atto temerario, pericoloso, rischioso. Ecco la sfida. Felicemente vinta dall’artista, che in queste grandi pareti porta un rinnovato piacere del gesto pittorico, non più trattenuto e come assorbito dalla densa e accidentata superficie cromatica ma liberato, e quasi voluttuosamente accentuato. Nei grandi ed impegnativi lavori realizzati per CEDIT, l’artista emiliano giunge ad una nuova e compiuta definizione pittorica, cosicché nell’architettura delle superfici trovano poetico punto d’incontro le due componenti fondanti la sua ricerca, la complessa e meditata idea della composizione e la liricità del colore.